In diverse aree d’Italia il tasso di obiezione coscienza da parte del personale delle strutture ospedaliere (ginecologi, anestesisti e personale non medico) è talmente alto da rendere problematica o impraticabile l’interruzione di gravidanza. Proprio per fare rete tra personale sanitario addetto al servizio Ivg (interruzione volontaria di gravidanza) e all’aborto terapeutico è stata costituita nel 2018 l’associazione Laiga (Libera associazione italiana ginecologi non obiettori per l’applicazione della 194). Nata dall’impegno di due ginecologhe non obiettrici dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma, Silvana Agatone e Concetta Grande, l’associazione mette a disposizione una mappa degli ospedali italiani in cui è possibile usufruire del servizio di interruzione volontaria di gravidanza con una guida delle diverse modalità di accesso e presa in carico.

Aborto, casi in diminuzione

Il numero di IVG nel 2019 è di 73.207 ed è riconfermato un trend in diminuzione in tutta Italia (-4,1% rispetto al 2018), con una riduzione di chi ricorre all’aborto per la prima volta. La facilità o meno di accesso ai consultori e la percentuale di obiettori di coscienza fra il personale ospedaliero incidono in modo fondamentale sulla possibilità di garantire il diritto all’aborto alle donne.

Il nodo dell’accesso ai consultori

Secondo la relazione annuale che riferisce al Parlamento i dati 2019 e preliminari del 2020 sull’attuazione della legge 194 – legge che dal 1978 permette le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) in Italia – la maggior parte delle gestanti si rivolge ai consultori per il rilascio dei documenti (44,2%) – fino alla fase post-aborto. Questa assistenza, tuttavia, non è assicurata su tutto il territorio in modo uguale, così come variano molto a livello regionale i tempi di attesa, che in una procedura come l’IVG è consigliabile siano i minori possibili. A causa di ciò, troppe donne si trovano nella condizione di dover uscire dalla propria regione di residenza per accedere a un diritto che dovrebbe essere garantito in modo eguale su tutto il territorio nazionale.

L’ostacolo dell’obiezione di coscienza

Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza, per quanto essa sia lievemente in calo, il numero di ginecologi e ginecologhe che obietta resta molto alto, con una media nazionale del 67%. Il dato varia molto sul territorio, e quattro regioni segnano una percentuale addirittura superiore all’80% (Basilicata, Campania, Molise, Sicilia).

Aborto

Una percentuale di obiezione comunque alta, ma più moderata, si registra anche tra anestesisti (43,5%) e personale non medico (37,6%) a livello nazionale. La relazione sottolinea anche una diminuzione degli ospedali che praticano IVG nel 2019: sono scesi dal 64,9% del totale nel 2018 al 63,1%. La situazione è particolarmente critica a Bolzano e in Campania, dove gli ospedali in cui è possibile abortire sono meno del 30%.

Impossibilità ad accedere all’aborto

Il risultato è che molte donne si vedono costrette a spostarsi per accedere all’IVG perché nella loro provincia di residenza i tempi di attesa sono troppo lunghi, altre non vengono informate adeguatamente sui loro diritti, altre ancora vengono invitate a rivolgersi a centri privati. Il tempo passa e in molti casi diventa impossibile accedere ad una IVG entro il limite legale di 90 giorni imposto dalla Legge 194/78.

Laiga a difesa del diritto all’aborto

Laiga fornisce informazioni e supporto alle gestanti che si approcciano all’aborto e chiedono informazioni riguardo l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), dal limite gestazionale per effettuare un’IVG, alle modalità di accesso ai servizi. Sul sito dell’associazione è presente una mappa degli ospedali dove è possibile accedere all’IVG nel nostro Paese, in modo tale da sopperire a un’informazione poco trasparente da parte dello Stato sulle strutture che garantiscono questo diritto: non è mai esistita, sul sito del governo ed in particolare del Ministero della Salute, alcuna informazione a riguardo.