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Virus zombie nel permafrost: rischi di nuove pandemie?

Il riscaldamento globale minaccia di riportare in superficie i virus zombie intrappolati nel permafrost da centinaia di migliaia di anni

Al di sotto delle calotte polari “dormono” un numero imprecisato di virus antichissimi che, per via dello scongelamento di alcune aree coperte per millenni dal ghiaccio, stanno tornando in superficie con il rischio di riattivarsi. Si tratta di “virus zombie” rimasti a lungo intrappolati nel permafrost che, una volta individuati, è necessario monitorare per essere certi che non rappresentino una minaccia per la salute dell’uomo e non diano luogo a nuove imprevedibili pandemie.

Lo scongelamento del permafrost

L’aumento delle temperature globali, che procede a ritmi allarmanti, sta facendo sciogliere porzioni importanti dell’antico permafrost, termine con cui si designano i terreni tipici delle regioni fredde – dall’estremo Nord Europa alla Siberia fino all’America settentrionale – dove il suolo è perennemente ghiacciato. 

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“Il permafrost è freddo, buio e privo di ossigeno, il che è perfetto per preservare il materiale biologico”, ha affermato Jean-Michel Claverie, genetista dell’Università di Aix-Marseille, nel sud della Francia. “Si potrebbe mettere uno yogurt nel permafrost e potrebbe essere ancora commestibile 50.000 anni dopo”, ha detto all’Observer.

Miliardi di microbi all’interno del permafrost

Sotto il vasto permafrost sono conservati centinaia di miliardi di microbi, molti dei quali sono antecedenti alla razza umana. Alcuni “virus zombie”, come il preistorico Methusalah, sono noti agli scienziati da anni. Si sa che il più antico, soprannominato Pandoravirus Yedoma, ha 48.500 anni. Di recente alcuni ricercatori hanno identificato in Siberia 13 nuovi agenti patogeni, che si ritiene siano rimasti intrappolati nel permafrost allo stato dormiente per decine di migliaia di anni.

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Effetti potenzialmente disastrosi degli antichi virus

Gli scienziati parlano da tempo del rischio di introdurre antichi agenti patogeni nel mondo di oggi. Il sistema immunitario dell’uomo, infatti, non avrebbe strumenti per affrontarli, il che potrebbe rendere questi virus particolarmente pericolosi. Oltre ad intaccare il permafrost, il riscaldamento globale sta sciogliendo ghiaccio marino artico, un fatto che allarma particolarmente gli scienziati. “Lo scongelamento – osserva Claverie – consente un aumento del trasporto marittimo, del traffico e dello sviluppo industriale in Siberia. Inoltre sono in programma enormi operazioni minerarie che creeranno grandi buchi nel permafrost per estrarre petrolio e minerali”. “Queste operazioni rilasceranno grandi quantità di agenti patogeni ancora presenti là sotto. I minatori entreranno e respireranno i virus. Gli effetti potrebbero essere disastrosi“.

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“Non è un allarme, ma un avvertimento”

ùPrecedenti ricerche pubblicate da Claverie suggeriscono che circa un antico virus patogeno su cento ha causato gravi disagi agli ecosistemi. Ma anche se questo numero sembra piccolo, la ricerca suggerisce che fino a quattro sestilioni di microbi fuggono dal permafrost ogni anno e questo numero è in aumento. Si ritiene che alcuni dei virus contenuti negli strati più profondi del permafrost abbiano più di un milione di anni, il che potrebbe devastare il sistema immunitario umano, incapace di affrontare una simile minaccia aliena. Ma nonostante il pericolo rappresentato dagli antichi virus, i risultati del gruppo di ricerca devono essere presi più come un avvertimento che come un invito all’azione. “Non abbiamo ancora bisogno di dare l’allarme”, ha detto Kimberley Miner, scienziata del clima presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California. Ha detto alla CNN che le preoccupazioni più urgenti riguardano in primo luogo l’arresto della diffusione del cambiamento climatico, ad esempio la riduzione delle emissioni di carbonio.

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