ORA LEGALE

Torna l’ora solare: ma conviene ancora?

Tra il 29 e il 30 ottobre si torna all'ora solare ma ora, con l'esigenza ancora più forte di risparmiare, torna il dibattito: restare così o passare definitivamente all'ora legale tutto l'anno?

Le lancette dovranno essere portate indietro di un’ora nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. Ma è ancora utile cambiare orario due volte all’anno? Il dibattito è più vivo che mai in un momento di grande crisi economica e soprattutto energetica. L’ora legale, infatti, permetterebbe di risparmiare di più sui consumi. Da qui un appello della Società italiana di medicina ambientale.

L’ora legale fa risparmiare di più

«La politica discute di razionamenti del gas alle imprese, sabato in DAD per le scuole e riduzione della durata dei riscaldamenti dal prossimo autunno» premette il presidente SIMA, Alessandro Miani, che poi lancia la provocazione: «Il passaggio permanente all’ora legale consentirebbe di guadagnare un’ora di luce e calore solare ogni giorno e, considerati gli attuali prezzi del gas, determinerebbe nel nostro paese risparmi sui consumi di energia stimabili in circa 1 miliardo di euro solo nel primo biennio». Non poco, in un momento di crisi come quello attuale.

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Il risparmio del 2022 con l’ora legale

A supportare la richiesta ci sono dati nuovi e molto eloquenti: secondo le analisi di Terna, nei 7 mesi del 2022 in cui era in vigore l’ora legale sono stati risparmiati 420 milioni di kilowattora di energia elettrica. Per intenderci, significa tanto quanto serve ogni anno a circa 150mila famiglie. A questo indubbio vantaggio economico, sottolineano gli esperti della SIMA, si deve aggiungere il minor impatto ambientale: consumando meno energia, si immettono in atmosfera circa 200 mila tonnellate di Co2 in meno. Sempre secondo le stime, si potrebbe arrivare a risparmiare qualcosa come oltre 190 milioni di euro in un anno. Calcolando il periodo 2002-2021, invece, secondo Terna l’ora legale ha permesso di tagliare le spese per più di 1,8 miliardi di euro. Da qui l’appello dei medici ambientali, con Miani che ricorda anche che «già dal 2018 il Parlamento Europeo ha approvato con l’84% dei voti favorevoli l’abolizione dell’obbligo del cambio di orario due volte l’anno, lasciando di fatto liberi i vari Stati di scegliere se optare per l’ora solare o legale». Cosa potrebbe accadere, quindi, a breve? E perché l’Italia ha posizioni differenti sull’ora solare/legale rispetto ai Paesi del nord Europa?

Ultimo cambio dell’ora?

Lo scorso anno – 2021 – si pensava fosse per l’ultima volta, e invece no. Da alcuni anni in Commissione Europea si parla dell’abolizione del cambio di orario (anche se poi la strada è quella di lasciare la possibilità ad ogni Stato di scegliere se continuare ad usufruire dell’ora solare o di quella legale). La contesa è molto accesa, ma al momento nulla è cambiato. L’Italia non modifica il cambio d’orario in vigore da decenni.

Poco più di quattro anni fa, infatti, ed esattamente tra luglio e agosto 2018, era stata avanzata la proposta di abolire il meccanismo di spostamento dell’ora che è in vigore due volte all’anno ormai da tempo. Un apposito referendum, a cui avevano risposto poco meno di 5 milioni di cittadini (per lo più dei paesi del Nord Europa) il 84% si era detto favorevole a cancellare questo sistema.

Ma cosa è successo nel frattempo? In realtà quasi nulla, perché nella successiva discussione in sede di Commissione Europea non si è raggiunta una decisione univoca che accontentasse tutti i Paesi membri. Il risultato è che al momento l’ora legale non è “andata in soffitta” e quindi l’ora solare tornerà in vigore a fine ottobre. Almeno in Italia.

Ore diverse in Paesi diversi

Il fatto che non si sia ancora deciso indica una grande frattura all’interno dell’Ue, tanto che il Parlamento UE nel frattempo ha deciso che ogni Stato potrà decidere se adottare il doppio sistema dell’ora solare/legale, oppure se mantenerne uno fisso, come hanno intenzione di fare i paesi nordici. Il risultato sarà di dover cambiare il fuso orario viaggiando da Milano o Roma a Oslo o Stoccolma, o anche da e per Parigi, dal momento che la Francia, dopo un dibattito presso l’Assemblea Nazionale (il loro Parlamento), ha deliberato per il bando del cambio orario.

Chi non vuole il cambio orario

La battaglia contro il passaggio dall’ora solare a quella legale e viceversa, due volte all’anno, risale a diverso tempo fa ed è condotta soprattutto dai paesi del Nord Europa, quelli che traggono meno vantaggio dall’adozione dell’ora legale (quando si guadagna un’ora in più di luce, dalla primavera all’autunno). Un sistema che permette, infatti, di risparmiare corrente elettrica e di “allungare” le giornate, con beneficio per il turismo, maggiore sicurezza stradale, vantaggi per i settori del trasporto e delle comunicazioni, e per la salute, come indicato dalla Direttiva Europea 200/84CE, che prevede appunto l’entrata in vigore dell’ora legale dalla fine di marzo di ogni anno. Ora, però, è possibile che i Paesi che non vorranno più l’ora legale – che torna il 27 marzo 2022 – smettano di spostare le lancette. Ciò accadrà, salvo sorprese, in paesi come Norvegia, Svezia, Finlandia, dove la presenza ridotta del sole anche in estate, non consente di beneficiare dell’ora legale. Contraria alla libertà di scelta e favorevole invece al doppio orario, è l’Italia.

L’Italia preferisce mantenere l’ora legale

Il nostro Paese si è schierato, insieme ad alcuni altri del bacino Mediterraneo come Spagna e Grecia, a favore del sistema attuale, perché permette molti più vantaggi nello sfruttamento delle giornate e un minor dispendio energetico: spostare in avanti di un’ora le lancette nel periodo estivo, quando il sole sorge alle 4.30 e tramonta alle 20, permette infatti di avere luce dalle 5.30 fino alle 21, allungando di fatto il periodo a disposizione per attività all’aria aperta, nei locali, a vantaggio quindi del turismo e anche del benessere generale. Consente, poi, di ridurre in consumi di energia elettrica in una fascia oraria in cui la gente è sveglia, come dalle 20 alle 21.

Cosa accadrà in futuro

Il “no” alla possibilità di scegliere un solo orario da mantenere tutto l’anno, poi, è legato alla necessità di evitare una situazione caotica in Europa, dove da paese a paese si potrebbe essere costretti a dover modificare l’ora.

Il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione legislativa sull’abolizione dell’ora legale con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astensioni. Secondo la nuova norma, chi tra gli Stati europei deciderà di mantenere l’ora legale, in futuro non dovrebbe più regolare gli orologi.

Il testo approvato rappresenta la posizione del Parlamento europeo nei futuri negoziati con i ministri Ue per la formulazione definitiva della normativa. In risposta alle iniziative dei cittadini, nel febbraio 2018 il Parlamento ha chiesto alla Commissione di valutare la direttiva sull’ora legale e, se necessario, presentare una proposta di revisione della stessa. A seguito della valutazione, che ha ricevuto 4,6 milioni di risposte con l’84% favorevole a porre fine ai cambiamenti di orario, la Commissione ha presentato la proposta, che dovrà essere concordata tra il Parlamento e il Consiglio per entrare in vigore.

L’ora legale fa davvero risparmiare?

Ma perché cambiare ora, spostare le lancette avanti e indietro? Quanto fa davvero risparmiare? È vero che porta scompensi fisici?

«L’orario in cui si va a letto o ci si alza non è tanto o solo uno stile di vita, ma è legato all’equilibrio del nostro organismo. Noi abbiamo un orologio biologico interno e spostarlo crea un turbamento, uno stress, soprattutto nei bambini. È una questione fisica. D’altro canto l’alternanza tra luce e buio è il principale nostro sincronizzatore naturale» spiega a Donna Moderna il pediatra Italo Farnetani, professore ordinario all’Università Ludes di Malta. 

Perché i paesi del Nord non vogliono l’ora legale

A chiedere di cancellare il cambio di orario che scatta abitualmente in primavera, per terminare in autunno, sono stati soprattutto i paesi del nord Europa e quelli baltici, secondo i quali le ragioni del risparmio energetico sono ormai superate. Sono stati soprattutto loro a rispondere al sondaggio, lanciato da Bruxelles tra il 4 luglio e il 16 agosto 2018: 4,6 milioni di risposte (un numero mai così elevato per una consultazione pubblica nell’Ue). L’80% ha risposto dicendosi favorevole all’abolizione dell’ora legale. Secondo la stampa tedesca, però, sarebbe stata soprattutto la Germania a rispondere al referendum (per quasi due terzi), col risultato che il campione non sarebbe rappresentativo di tutti i cittadini europei. D’altro canto 4,6 milioni di persone sono poco più degli abitanti di Roma e hinterland.

Si risparmia davvero?

Secondo Terna, il gestore della rete elettrica italiana, nel 2017 l’ora legale ha fatto risparmiare al nostro Paese 567 milioni di kilowattora, pari al consumo medio annuo di circa 200 famiglie, quantificato in 110 milioni di euro. L’orario estivo farebbe consumare meno anche dal punto di vista ambientale, con 320 mila tonnellate in meno di anidride carbonica.

Non tutti, però, sono d’accordo. Secondo uno studio dell’Europarlamento lo spostamento delle lancette farebbe guadagnare solo lo 0,34% dell’energia consumata a livello europeo, con variazioni significative da Stato a Stato. Nei Paesi nordici, infatti, gli effetti dell’ora legale sono molto più ridotti, perché le ore di luce in estate sono maggiori per via della latitudine. Ricerche pubblicate in Norvegia e Svezia, ad esempio, stimano i risparmi rispettivamente in 16 e 30 milioni di euro, dunque molto meno rispetto a un paese come l’Italia.

In Polonia, invece, il Parlamento ha commissionato uno studio che sottolinea i disturbi fisici del cambio orario due volte all’anno e in particolare il passaggio all’orario estivo. È per questo che qualcuno avrebbe ipotizzato di lasciare libertà di decisione ai singoli Paesi membri.

Il rischio caos

Al momento del dibattito nel Parlamento europeo c’era stata una spaccatura. La mozione di richiesta di cancellazione dell’ora legale non aveva ottenuto la maggioranza, quindi era stata approvata un’altra mozione (con 384 sì e 153 no) che invitava “la Commissione a condurre una valutazione approfondita” della direttiva 2000/83/Ce, che dal 2001 disciplina il passaggio dall’ora solare a quella legale. Ne è seguito il sondaggio e ora l’indicazione di massima di Juncker. Ma lasciare che ciascuno Stato decida per sé è rischioso.

L’allora commissaria Violeta Bulc si era detta favorevole a mantenere la situazione attuale, con le regole uguali per tutti i membri per evitare conseguenze negative per il mercato interno. Se i fusi orari sono uguali per tutti i Paesi a una stessa latitudine, l’idea che si possano creare differenze anche a livello longitudinale spaventa e non poco: se tra Milano e Londra esiste un’ora di differenza per via del fuso, cosa potrebbe succedere introducendo variazioni anche tra la stessa Milano, Berlino e Parigi?

Ma l’ora legale “fa male” alla salute?

Più volte i pediatri hanno sottolineato gli scompensi che il cambio di orario ogni sei mesi provocherebbe in particolare sui bambini. Dalla difficoltà ad addormentarsi, ai disturbi del sonno veri e propri, a una maggiore fatica nel concentrazione e più irritazione, che comunque anche gli adulti spesso accusano.

«Il sistema di alternanza sonno-veglia è regolato dal nostro cervello, in particolare dall’epifisi, che a sua volta risente della luce e influisce su tutti gli organi. È un meccanismo delicato, che coinvolge anche la termoregolazione, la produzione dell’ormone cortisolo e altri processi, che con il passaggio da ora solare a ora legale rischiano di sregolarsi» spiega Italo Farnetani.

Da davvero un’ora influisce così tanto? «Se si fa tardi alla sera una volta ogni tanto, come al sabato, non succede nulla di grave: si può facilmente recuperare il giorno dopo o si accuserà un po’ più di sonno o mal di testa. Nel caso del passaggio da ora solare a ora legale e viceversa, invece, è il ritmo quotidiano che viene alterato. Si tratta di un fatto eccezionale, che porta a una cambio nell’organismo non di un giorno o due, ma per sei mesi. Dopo questo lasso di tempo, poi, tutto va riregolato un’altra volta» spiega Farnetani.

Ma in una società dove le giornate sono sempre più lunghe e non si segue più l’alternanza biologica luce-buio, ha senso preoccuparsi per il cambio d’ora? «Spostare le lancette avanti o indietro di un’ora non significa necessariamente andare a letto quando fa buio. È il fatto di cambiare i ritmi bruscamente che porta scompensi» aggiunge l’esperto.

Meglio l’ora legale o l’ora solare?

Se avremo “fusi orari” differenti all’interno dell’Ue, cosa sarebbe meglio scegliere? «Io personalmente sono anni che propongo di lasciare l’ora legale e abolire quella solare» – spiega ancora Farnetani – «Questa ci permette di guadagnare un’ora di luce in più al mattino, ma ce la toglie nel pomeriggio, con il risultato che quando si esce dall’ufficio o da scuola o dalla palestra alle 16 è come se fosse notte. Io penso che quell’ora ora di luce in più farebbe più comodo al pomeriggio, per andare al parco, a fare sport o stare con gli amici, permetterebbe una maggiore vita all’aria aperta, cosa fondamentale soprattutto in questa società così sedentaria. Consentirebbe anche di aumentare la sintetizzazione della vitamina D» spiega il docente.

Perché è stata creata l’ora legale

Introdotta per la prima volta nel 1916 in Gran Bretagna è stata successivamente adottata anche da altri Paesi e si è rivelata utile soprattutto in tempo di guerra. In realtà fu per primo fu Benjamin Franklin a coltivarne l’idea nel 1784, tanto da ipotizzare questo cambiamento proprio per risparmiare energia. In Europa il passaggio dall’ora solare a quella legale avviene nell’ultima domenica di marzo, mentre il ritorno a quella solare viene fissato in ottobre.

Oggi, però, non tutti sono d’accordo sull’utilità reale di questo doppio cambio. Secondo uno studio dell’Università della California, ad esempio, l’ora legale a poco servirebbe in estate quando le temperature elevate portano comunque a maggiori consumi elettrici dovuti all’uso di condizionatori, spesso anche durante le ore notturne, e al fatto che le persone stanno sveglie più a lungo. Risultati analoghi sono giunti da una ricerca del 2014, commissionata dalla Direzione trasporti e mobilità dell’Ue alla Icf International. Altri studi confermano che il risparmio sarebbe soltanto dello 0,5% sui consumi elettrici nazionali.

Altre due analisi, condotte in Belgio e in Olanda, porterebbero invece a individuare un aumento degli incidenti stradali al momento del ritorno all’ora solare, pur senza riuscire ad individuare un legame diretto tra i due fattori. Stesso risultato era stato raggiunto anche da una ricerca della University of Colorado, che ha calcolato un incremento del 17% degli incidenti durante il periodo dell’ora legale. 

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