L’avevamo promesso e l’abbiamo fatto. Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il nostro progetto Libere e uguali. Per una nuova idea di parità è giunto alla sua tappa conclusiva. L’abbiamo celebrata al teatro Elfo Puccini di Milano – prima con una conferenza stampa e poi con una serata speciale – insieme a tutti i partner, e non solo, che hanno lavorato con noi dallo scorso 8 marzo, quando all’Università degli Studi di Milano abbiamo avviato il nostro impegno per una società sempre più equa e libera dagli stereotipi di genere che alimentano la cultura della violenza. In questi mesi abbiamo lavorato alacremente al fianco giuristi, istituzioni, psicologi, associazioni, docenti ed esperti. Ci siamo confrontate e messe in ascolto. Ora, nero su bianco, quelle parole puoi leggerle anche tu nella nostra Road Map contro la violenza, un libro con 25 proposte concrete che proprio il 25 novembre abbiamo consegnato al Governo.
25 novembre: Giorgia Meloni riceve la Road Map contro la violenza
Dopo i saluti introduttivi della nostra direttrice, ad aprire la conferenza stampa, è la video intervista realizzata dalla nostra direttrice Maria Elena Viola alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione della consegna della Road Map contro la violenza.
«La politica non ha la possibilità di dare da sola la risposta a tutte le domande. Penso si debba lavorare insieme su una materia così complessa. Leggerò le vostre proposte e sono certa ne verrà qualcosa di concreto»
Afferma la Premier e ribadisce che violenza e disparità di genere sono prima di tutto un fatto culturale. Aiuti economici e formazione di magistrati e forze dell’ordine non bastano, occorre che ogni famiglia possa scegliere liberamente come autodeterminarsi. Che gli uomini non si vergognino più di chiedere il congedo parentale o di svolgere il lavoro di cura. A salire sul palco del teatro Elfo Puccini sono poi Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete Contro la Violenza –, e Silvia Romani, professoressa ordinaria di Storia delle Religioni dell’Università degli Studi di Milano: entrambe prezioso supporto scientifico del progetto Libere e uguali.
«Abbiamo offerto la nostra competenza e esperienza ultra trentennale di accoglienza alle donne. Quando si parla di centri antiviolenza si pensa all’accoglienza che fa beneficienza, ma non è così. Lavoriamo per un cambiamento culturale, perché il femminicidio è solo la punta dell’iceberg. Le donne sono ancora relegate in una posizione secondaria, di cura. Hanno difficoltà di accesso al lavoro, spesso scarsa retribuzione. Così autonomia e indipendenza sono ancora in pericolo». Ha detto Veltri e alle sue parole hanno fatto eco quelle di Silvia Romani che aggiunge:
«C’è ancora molto da fare insieme, ma è un ottimo obiettivo di condivisione questo libro, così come lo sono il progetto e l’azione concreta». Per questo è importante coinvolgere i luoghi dove si fa cultura e dove nascono le idee rivoluzionarie, come ha detto Marina Brambilla, Rettrice dell’Università degli Studi di Milano.
Martina Semenzato riceve la Road Map contro la violenza
Al termine dell’incontro la nostra Road Map è stata simbolicamente affidata a Martina Semenzato, rappresentante delle istituzioni e presidente della Commissione Bicamerale di inchiesta sul femminicidio:
«Il messaggio che ci tengo a veicolare è la consapevolezza femminile che dalla violenza si può uscire. Oggi, grazie a questo libro abbiamo uno strumento in più. Ma non basta. Per esempio, pensiamo che l’82% delle donne sanno di essere sottopagate, ma non agiscono. Serve un patto di corresponsabilità perché tutti siamo chiamati a questa battaglia» ha detto.
Infine un teaser sull’anno che verrà, perché il nostro impegno contro la violenza non si ferma il 25 novembre. Nel 2025, infatti, al nostro fianco ci sarà anche Cinemovel Foundation che porta il cinema – un mezzo che permette di trattare di temi importanti in modo democratico – in giro, nelle scuole e non solo.
I partner di Libere e uguali. Per una nuova idea di parità
«In questi mesi abbiamo dialogato con le imprese che credono nei nostri stessi valori». Così Maria Elena Viola ha introdotto le aziende che hanno da subito supportato il nostro progetto. Si tratta di Generali, Mundys, Jeep, Banco BPM e ancora il Gruppo FS, Avon e Biorepack. Realtà che in primo luogo si adoperano per costruire un clima sempre più libero e di generale benessere per i loro lavoratori. Che si impegnano a dare sempre più voce e visibilità alle donne. Lavorano sul divario salariale, sul fronte della genitorialità e della conciliazione lavoro-vita privata per entrambi i sessi.
Non solo 25 novembre: cosa possiamo fare di più contro la violenza?
Si riaccendono le luci sul palco per la seconda parte della serata, un nuovo pubblico è in platea. Violenza: cosa possiamo fare di più? è il tema del primo talk. Con la nostra direttrice hanno dialogato Matteo Lancini – psicologo, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro – Francesca Maur – operatrice, attivista e consigliera nazionale di D.i.Re – Cinzia Spanò – attrice, drammaturga e attivista, che è anche socia fondatrice e presidente dell’associazione Amleta per il contrasto al divario di genere e alla violenza nel mondo dello spettacolo – Silvia Romani – professoressa ordinaria di Storia delle religioni dell’Università degli Studi di Milano – e Martina Semenzato. È lei a ricordare che da questa legislatura la Commissione di inchiesta sul femminicidio che presiede è bicamerale. Camera e Senato lavorano insieme con lo stesso obiettivo. Tutelare le donne anche attraverso la redazione di un testo unico che faccia ordine sul piano normativo.
Le leggi sono un buon punto di partenza per smantellare la cultura della violenza. Ma alla dimensione del fare bisogna aggiungere quella del sentire, come ha sottolineato Matteo Lancini:
«Dobbiamo comprendere quali sono le emozioni e le ragioni che muovono le azioni, anche quelle che ci disturbano. Viviamo un’emergenza di fragilità in età adulta e dobbiamo avere in mente che la prevenzione è ascolto». Allo stesso modo, ha sottolineato Spanò, è fondamentale che ognuno di noi ricordi che ha il compito di creare le condizioni affinché le donne vittime di violenza siano sempre più ascoltate e non subiscano vittimizzazione secondaria. Infatti, dati alla mano, Francesca Maur ricorda che la denuncia non è una bacchetta magica: nella realtà di D.i.R.e. solo il 27% delle donne sceglie di sporgerla.
Fare RUMORE, si può
Un anno fa, alla morte di Giulia Cecchettin, la sorella Elena invitava a fare per lei rumore e non silenzio. Così Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico e alle Politiche del Lavoro del Comune di Milano, sul palco ha ricordato che anche andare avanti nella quotidiana conciliazione di lavoro, famiglia e vita privata, con o senza sensi di colpa, è un modo per fare rumore. O smantellando i tanti stereotipi di cui siamo vittime, come “l’obbligo a soffrire” su cui ha fatto un bellissimo reading l’attrice Chiara Martegiani, partendo da un testo di Elisa Casseri. Infine, dando voce a chi non c’è l’ha, come ha sottolineato Giuseppe Delmonte, orfano di femminicidio, con la sua toccante testimonianza e l’importante lavoro portato avanti con Olga, l’associazione intitolata a sua madre.
A chiudere la serata sono Giulia Maino e Giulia Trivero, attrici di Amleta. Con il reading tratto dalla piece di Nina Raine Consenso, per ribadire che questo tema va normato nel codice penale, come ben spiegato nella sua introduzione da Irene Pellizzone, docente di Diritto Costituzionale dell’Università degli Studi di Milano. E prima dei saluti, ancora un po’ di rumore. Dalle tote bag che Molce Atelier, sartoria terapeutica per donne vittima di violenze domestiche, ha realizzato con le stoffe di Niù Fashion, spuntano dei clapper. Il pubblico applaude: è il suono della protesta, ma anche della speranza.