Le donne dicono che i maschi veri non esistono più. Che sono spariti tutti. Gli uomini che “non devono chiedere mai”, come diceva una vecchia pubblicità. Non si è mai capito cosa. Quelli che ti corteggiano e ti fanno sentire importante, che ti guardano con sfrontatezza senza perdere il rispetto, che ti danno sicurezza senza trattarti come una cosa loro, che sanno aspettare, che non si mettono in competizione, che non fanno i bambini dell’asilo. Uomini che non stanno sempre lì, come cagnolini, perché non abbiamo bisogno di lacchè né di guardiani, ma nemmeno che scappano a gambe levate perché non sanno gestire una relazione o non vogliono prendersi delle responsabilità.

I maschi “veri” per finta

Dicono che gli facciamo paura noi, ai maschi. Siamo diventate troppo autonome, troppo forti, troppo esigenti. E chi le vuole delle femmine così? Perciò gli uomini hanno cominciato ad arretrare. A diventare sempre meno “veri”. O, meglio, veri per finta. Nascondendo dietro pose da machi una fragilità che non sapevano di avere. Tramutandola a volte in rabbia, ripicca, violenza. Esce in questi giorni su Netflix una nuova serie che si chiama proprio così, Maschi veri, ed è la versione italiana di una fiction spagnola di grande successo, Machos Alpha, adattata anche in altri Paesi europei (tra le protagoniste femminili, l’esplosiva Sarah Felberbaum).

Parla di 4 amici intorno ai 40 che cercano di adattarsi, con una certa fatica, alle nuove regole della società paritaria, con inevitabile perdita di una serie di privilegi legati al genere. Una situazione che vivono in tanti. Purtroppo non sempre con la stessa ironia e gli stessi maldestri tentativi di ripensare seriamente ruoli e convinzioni come fanno i protagonisti della comedy. Operazione per niente facile, capisco. Ma in cui incoraggio a cimentarsi tutti gli uomini, anche quelli all’apparenza più evoluti. Anzi soprattutto loro, perché è proprio quando ti senti con la coscienza a posto che a volte, senza volere, ti capita di sbagliare. Esempio. Ero un giorno a una tavolata tra amici. Mariti e mogli accalorati a discutere dell’ultimo fatto di cronaca che vedeva una povera donna uccisa dall’ex dopo anni di violenze e di angherie. Il più progressista del gruppo si dichiarava indignato per la barbarie del gesto e la viltà dell’accanirsi su un corpo chiaramente più fragile, esercitando l’orribile e vigliacco dominio del maschio. «Non siamo mica all’età della pietra!» rimarcava.

Uomini non abbiate paura dell’autocoscienza

Ma mentre arrivava il caffè e le ragazze – noi – si alzavano alla spicciolata per sparecchiare con l’aiuto di provvidi volenterosi – come se lo sbaracco, poi, fosse solo affar nostro, per tutti gli altri un favore – lui se ne stava placidamente seduto. Mostrandosi anzi un po’ infastidito per quell’agitarsi sotto al suo naso, mentre ordinava un altro caffè. Avrei voluto spiegargli che se anche la violenza è materia troppo arcaica per la sua mente evoluta, è proprio lì che si annida. Nel suo sedersi a fare niente. Nel suo trattare la moglie e in fondo tutte come le serve di casa. Facendo germogliare, così, all’infinito e senza accorgersi, il germe di quel patriarcato che stava a parole contestando. Lasciandolo moltiplicare.

A che serve tagliare la pianta se continui a spargere i semi? Se i maschi veri non si sporcano le mani, se non alzano un dito perché “non gli spetta”, allora non li vogliamo. Anche se sono forti e protettivi, come dicevo all’inizio. Se tocca prenderli con tutto il pacchetto, allora preferiamo maschi e basta: fragili e muscolari, spavaldi e sensibili, rispettosi per davvero, sfumati. Cioè né bianchi né neri, monolitici. Uomini multidimensionali, che possono essere non solo ciò che vorremmo noi ma pure ciò che vorrebbero loro, se solo imparassero a chiederselo. Uscendo dalle etichette e dai cliché. Assaporando la libertà di ricostruire un’idea di mascolinità nuova. Senza sentirsi minacciati nella loro virilità né da noi. Non siamo nemiche. Anzi, se serve vi diamo una mano, siamo maestre dell’ascolto e dell’autocoscienza. Non abbiate paura. Buh!