A Milano il sole non splende da almeno cinque giorni. Quello che timido fa capolino tra uno scroscio e l’altro di pioggia non vale. Insomma, non è una bella settimana per i meteoropatici come me. Ma a risollevare le sorti di una giornata uggiosa e risvegliare le mie endorfine in letargo, è bastata una vecchia tazza nella credenza. Uno di quegli oggetti apparentemente insignificanti delle nostre cucine, ma che suscitano ricordi. Ed è proprio per questo che ci sono cari, anche quando non sarebbero più funzionali.

La cucina ha salvato la mia giornata uggiosa

Come dicevo la svolta di una giornata storta è arrivata in cucina. Non perché abbia aperto il frigo o messo le mani in pasta. Ho semplicemente preparato quel caffè destinato a mettere il turbo alla mia produttività. Ho messo la mia piccola moka sul fornello, ho aperto la credenza e ho letto: “Qualunque giorno sia, rendilo bello”. Sta scritto su una vecchia tazza, non particolarmente bella e anche un po’ datata, ma che ho voluto venisse con me a tutti costi quando ho traslocato in questa casa. È un pezzo di ceramica, ma da quattro anni mi ricorda il motivo per cui ognuno di noi dovrebbe tirarsi giù dal letto ogni giorno: fare del suo meglio per rendere un capolavoro almeno quelle 24 ore che si aggiungono alla conta. È per questo motivo che ho voluto per me questa tazza e prego che possa sempre rimanere intatta.

Il magico potere degli utensili da cucina

A dire il vero, la cucina è piena di oggetti e utensili che suscitano dei ricordi di cui non pensavamo nemmeno di avere memoria. Perché si tratta di attimi quotidiani, spesso ripetitivi. E vale un po’ per tutti, non si tratta di essere persone attente ai dettagli: anche chi non sa cucinare o si nutre solo per sostentarsi potrà rendersi conto che è la stanza di casa più densa di momenti da ricordare. L’ho compreso quando ho visto un’amica fotografare con entusiasmo un sottobicchiere d’argento che credeva esistesse soltanto in casa di sua nonna. Ogni volta che al ristorante qualcuno affermava: “Questo servito ce l’hanno identico i miei a casa!”. E questa frase era il pretesto per ricordare quel famoso pranzo in cui uno dei commensali aveva fatto qualcosa di memorabile.

Certi utensili da cucina, invece, più che suscitare ricordi sono il mezzo con cui si tramandano certe tradizioni familiari, anche quando i portatori se ne vanno. Così un mattarello che scivola sul piano di lavoro ripete il gesto che abbiamo visto fare così tante volte a una persona cara e, maneggiandolo, speriamo di acquisire la stessa maestria. Quelle pentole in rame o coccio rosso che abbiamo quasi paura ad utilizzare perché ereditate, possono evocare il profumo stesso di una pietanza che ci ha coccolati così tante volte da piccoli. I cassetti pieni di interi serviti di posate in argento per qualcuno suscitano il ricordo di un nonno che ne era letteralmente ossessionato. E ancora il separatore di tuorli di cui ora potresti anche fare a meno, ti ricorda i primi tentativi in cucina: la prima torta riuscita o il tiramisù fatto in comunella.

In cucina gli oggetti suscitano ricordi sempre nuovi

Spesso del valore che alcuni utensili hanno per noi ce ne accorgiamo soltanto quando arriva il fatidico momento di fare decluttering, pulizia. E all’entusiasmo iniziale di fare spazio, subentrano nostalgia e ritrosia nel gettare via oggetti. Perché nei cassetti e nelle credenze scorre la nostra vita, presente, ma soprattutto passata. Certo, non è detto che i ricordi che riaffiorano siano sempre gradevoli, ma è qui che viene il bello. Perché se ogni giorno è un’occasione questo vale soprattutto in cucina, dove l’utilizzo di tutto ciò che abbiamo paura anche soltanto di guardare per non soffrire, in realtà, è il modo migliore di spazzare via i ricordi indesiderati e fare spazi a nuovi significati.

È per questo che sono ancora così affezionata alla mia tazza che non è sempre stata testimone di giornate sì, ma senza dubbio mi ha visto superarle. Si potrebbe dire che la cucina è la stanza che più incarna la filosofia del panta rei di Eraclito. Qui tutto passa e scorre e l’oggetto che ora suscita un brutto ricordo, domani potrebbe testimoniare il più bello.