«Signorina, perché tutta sola?» Quante volte in passato ce lo hanno chiesto. A quello spettacolo teatrale a cui tenevamo tanto, in quella trattoria nostrana che ci veniva indicata per la nostra trasferta di lavoro, oppure al cinema: eravamo convinte che nessuno ci avrebbe notato. Che ci avrebbero lasciato in pace a godere sole con noi stesse di quella libertà tutta nuova.
Invece, spuntava sempre il solito gentleman preoccupato del nostro presunto senso di solitudine. Se poi eravamo fra donne, allora l’obiettivo era chiaro: dovevamo essere spinte dalla volontà di conoscere lui, il maschio.
Oggi le cose sono cambiate. Il boom delle discoteche, dei locali, dei viaggi organizzati e ritrovi women only lo dimostra. Le donne, da sole o in compagnia di altre donne, hanno affermato che il loro desiderio di stare insieme oppure sole con se stesse, non nasconde altro.
Le discoteche women only: nessuna connotazione di omosessualità femminile
Partiamo dal fenomeno delle discoteche destinate alle donne: il fulcro del pregiudizio maschile. Negli ultimi anni i locali women only di musica e ballo imperversano in Italia e soprattutto all’estero. Propongono eventi riservati esclusivamente al pubblico femminile. Senza alcuna connotazione di omosessualità. Ci si va per divertirsi e basta.
Il successo crescente di queste serate testimonia un cambiamento culturale importante: sempre più donne sentono l’esigenza di spazi sicuri, liberi da sguardi giudicanti e pressioni sociali dove poter ballare, socializzare e condividere in totale libertà.
Le discoteche women only in verità, non sono un’invenzione recente. Format simili esistevano già nei circuiti Lgbtq+ e nei club femministi. La novità è che oggi si stanno diffondendo su scala più ampia, coinvolgendo un pubblico eterogeneo e trasversale che va dalle ventenni alle over 50. A spingere questa tendenza ci sono molte ragioni: sicurezza, libertà di espressione, bisogno di appartenenza. Zero voglia di incontrare maschi.
Women only: una tappa verso l’emancipazione femminile
«Dobbiamo inquadrare questa tendenza in un processo più ampio e storico – spiega la sociologa della cultura Carmen Leccardi, professoressa emerita dell’Università Bicocca di Milano, – il fenomeno delle proposte esclusive per le donne è una delle tappe verso l’acquisizione sempre più totale di autonomia del genere femminile dal mondo maschile. Una nuova tappa». Un traguardo dell’oggi prima impensabile? «Un nuovo tassello», sottolinea la studiosa, che aggiunge: «Se in passato le donne senza al fianco una figura maschile non avevano libertà, oggi per fortuna ci siamo sottratte anche a questa forma di controllo nello spazio pubblico da parte del mondo maschile».
Insomma, una nuova conquista da aggiungere alle altre. «Dagli anni ’70 in poi ci sono state varie fasi di lotta e conquiste in merito alla determinazione dell’autonomia femminile. Dalla rivendicazione della padronanza del proprio corpo ai diritti civili, oggi il dibattito si è spostato su altre necessità importanti. Ma il patriarcato non è ancora stato sconfitto, ha solo assunto altre sembianze meno sfacciate, come dimostrano le statistiche sui casi di violenza», specifica Carmen Leccardi.
Come funzionano le proposte di svago e tempo libero women only
Le serate women only sono promosse da locali che, per l’evento, limitano l’accesso alle sole donne, a volte con un controllo all’ingresso basato su registrazione o su invito. La scelta musicale non è diversa da quella delle discoteche tradizionali: pop, rock, elettronica, revival.
È l’atmosfera a cambiare radicalmente. In queste serate, infatti, non c’è il rischio di molestie, approcci indesiderati o dinamiche di genere forzate. Le partecipanti, infatti, raccontano di sentirsi più rilassate, libere di ballare come vogliono e inclini a relazionarsi in maniera autentica.
Così funzionano anche le proposte di viaggi organizzati al femminile, spesso fra donne sconosciute fra loro, che intendono condividere un’esperienza al riparo da possibili corteggiamenti e intrusioni inopportune nella loro intimità con domande, appostamenti, o anche solo sguardi. In una parola: vogliono stare in pace e socializzare fra loro.
Women only significa aumento di autostima e fiducia
Un altro esempio arriva da eventi come “Lick” a Londra, una delle serate women only più famose d’Europa, che registra il sold out ad ogni edizione. Forse, come altri in Europa, è nato anche come risposta all’aumento dei casi di molestie nei locali notturni poiché spesso queste serate sono sostenute da associazioni che promuovono l’autodeterminazione femminile. Oppure è una semplice risposta a un’esigenza che si è fatta silenziosamente strada: stare in pace, ballare senza sentirsi osservate, vestirsi come si preferisce, ridere ad alta voce, fare rete con altre donne, raccontarsi sapendo di essere comprese.
Del resto, nessuno si è mai preoccupato nel vedere un uomo da solo o in gruppo con altri al bancone di un bar, al cinema o ancora in un ristorante. Nessuno si è mai chiesto perché. Ma se lo fa una donna il pregiudizio, e le possibili conseguenze, sono ancora dietro l’angolo.
Women only: segnale di un bisogno ma anche business per le aziende

Secondo uno studio pubblicato su Psychology of Women Quarterly, gli ambienti non misti possono avere un impatto positivo sul benessere delle donne, aumentando la loro fiducia in se stesse. Non sorprende, quindi, che le discoteche women only, così come i viaggi, siano percepiti come momenti di libertà in un contesto culturale ancora animato da dinamiche sessiste o maschiliste. Un esempio è la community Viagginrosa, che recita già sul sito: “Viaggiare tra donne crea un’energia unica! Abbiamo selezionato per te i migliori luoghi e itinerari per viaggiare in compagnia”. Ma propone anche viaggi in solitaria.
Riconquistare il diritto al tempo libero, al divertimento e alla presenza pubblica in un ambiente dove contano solo il rispetto e la libertà, è la nuova esigenza al femminile. Ma questo nuovo scenario di legittimità fa anche gola al mercato dei consumi, che si sta sempre più specializzando in tal senso. «Ci sono due aspetti intrecciati in questo processo verso l’autonomia – rivela ancora Leccardi – L’ingresso nelle donne nelle spazio pubblico da un lato e la strumentalizzazione del fenomeno da parte del mercato, dell’industria dei consumi e del tempo libero dall’altro».
Un traguardo per poche?
In sostanza, il traguardo non deve essere solo per chi se lo può permettere. «La differenza fra chi è benestante e può permettersi di “tirare il fiato” ritagliandosi un momento tutto per sé e chi no è infatti ancora significativa», puntualizza la sociologa. «Le donne, madri e non, sono portatrici di mille vite, tengono insieme mondi diversi, dalla cura dei figli e anziani al lavoro in casa e fuori: condividere tempo libero e svago al di fuori della dominanza del mondo maschile dovrebbe diventare una pratica di vita per tutte», conclude Carmen Leccardi.