All’inizio mi irritava, quel vento che non dava tregua. Estorceva cappelli e teli mare, annodava i capelli, scompigliava i pensieri e girava le pagine del mio libro sul più bello. Poi però ho capito. Sull’isola di Sal il vento è più di un elemento naturale, è il suo ritmo, la sua direzione, la sua identità.

L’oceano a Santa Maria, nella zona meridionale dell’isola. Foto: Marta Gatti

La più frequentata tra le isole vulcaniche di Capo Verde, a 500 km dalle coste del Senegal, in mezzo all’Atlantico, è segnata dagli Alisei che la attraversano nella morfologia e nella storia. Per fortuna interrompono la mia lettura per diventare la mia audioguida, una bussola d’aria che mi regala quattro modi diversi di sentire l’isola.

Sud. Il vento che sa d’estate

Un murales a Santa Maria ritrae la cantante capoverdiana Cesária Évora. Foto: Marta Gatti

Santa Maria, cuore turistico di Sal, accoglie calorosamente chi arriva. È un vivace centro abitato, a ridosso di una spiaggia dorata lunga 8 km. Lo scopro passeggiando per le sue vie: negozietti di artigianato, porte e murales coloratissimi, bar che suonano Cesária Évora, ex tavole da surf ora insegne di ristoranti, una igreja azzurra in cui si celebra la messa della domenica (il 90% della popolazione capoverdiana è cattolico). La brezza mi accompagna sempre e mi seduce, facendo sventolare i souvenir appesi alle bancarelle.

In lontananza, il molo di Santa Maria. Foto: Marta Gatti

Camminando arrivo fino al Pontão, il molo dove i pescatori vendono tonni o crostacei, i bambini infilano la canna da pesca tra le assi di legno e le donne allungano noci di cocco da bere. Sorpasso alcune barche a riposo sulla sabbia e finalmente mi disfo delle infradito: sono arrivata sulla battigia. Le spiagge sono lunghe distese bianche, tra le meno affollate al mondo, lambite da un oceano turchese (senza alghe e senza meduse!).

Sotto l’ombrellone in paglia, che disegna trame a pois sui corpi tintarellati, il vento è un caro amico. Lo è anche al Bikini Beach Club, che al calar della sera diventa il place to be. Si balla a piedi nudi, si brinda con una caipirinha e si guarda il sole che scende nell’Atlantico tra le note di una playlist afro. Il sapore dell’estate mi travolge, come un invito a lasciarmi andare, prima di partire all’esplorazione del resto dell’isola.

Est. Il vento che fa volare

A oriente la musica cambia. Il vento diventa energia pura, respiro degli sportivi, tamburo che muove un oceano potente. Mi trovo a Kite Beach, campo di allenamento per i campioni di kitesurf, che qui si cimentano in acrobazie aeree spettacolari. Anche chi non pratica lo sport rimane incantato: io mi siedo sulla sabbia, con una mano a tenere fermo il cappello e il viso rivolto al sole, ad ascoltare la melodia delle corde di conchiglie mosse dal vento e a guardare quei danzatori con la tavola ai piedi, trainati sull’acqua da un grande aquilone.

Un windsurfer a Kite Beach

Oltre che paradiso dei kiter, la zona è riserva naturale protetta, centro di riproduzione per le tartarughe e punto d’osservazione della vita marina. Salendo verso nord, nella Shark Bay, scarpette ai piedi, si cammina nell’acqua bassa tra gli innocui squali limone. Mi passano tra le gambe, sfiorandomi i polpacci con una carezza vellutata: una scarica di adrenalina, ma anche un esercizio di fiducia verso la natura.

Scarpette ai piedi, nella Shark Bay. Foto: Marta Gatti

Intanto abbiamo attraversato la Serra Negra, promontorio roccioso che guarda l’oceano dall’alto, marziano e selvaggio. Qui il vento non disturba ma osserva, e sembra scortare eccitato i quad dei turisti più avventurosi. Ma è pronto a cambiare ancora, a farsi polvere e orizzonte: un assaggio dell’entroterra brullo e desertico.

Nord. Il vento che scolpisce il silenzio

L’autrice di questo articolo, vestita per l’avventura in buggy nel deserto. Foto: Marta Gatti

Nella parte settentrionale di Sal, il vento disegna sul deserto di Terra Boa, una landa di pietra e sabbia battuta dall’aria, che regala l’illusione di un lago in lontananza: un miraggio perfetto. Il paesaggio è quasi lunare. Lo seguo, bardata come un ghostbuster, dal sedile ammortizzato di un buggy 4×4 che sfreccia tra nuvole di polvere: terra rossa, cespugli secchi, distese di nulla.

Le saline di Pedra de Lume. Foto: Unsplash

La sensazione di essere finita su un altro pianeta si ripresenta a Pedra de Lume, un cratere vulcanico spento che culla vasche di evaporazione del sale (da qui il nome dell’isola), dove è d’obbligo fare il bagno nelle acque salate. Mentre galleggio come nel Mar Morto guardando il cielo, immagino la prospettiva inversa – una figura in bikini immersa in un mosaico di bianco e rosa brillante – e mi sento incapsulata in una fantasia.

Una piccola abitante di Espargos, la città principale dell’isola di Sal. Foto: Shutterstock

Ci pensa la vicina Espargos, al centro dell’isola, a riportarmi alla realtà. È una cittadina polverosa e accogliente, punto d’osservazione sulla vita vera dei capoverdiani: case colorate, mercati locali, bambini che giocano per strada. Allungo la mano ancora salata fuori dalla jeep, per salutarli, e sento che il vento non ha ancora finito di parlare.

Ovest. Il vento che racconta storie

Il gioco uril a Palmeira, isola di Sal
Una sfida a uril, tra le vie di Palmeira. Foto: Marta Gatti

A ponente, il vento apre le pagine di un libro che parla di uomini e natura. Un mattino mi accompagna a Palmeira, il porto principale dell’isola con viuzze colorate, reti stese al sole e un ritmo lento che ti fa venire voglia di restare. Mi siedo su un muretto tra anziani e pescatori che si sfidano a uril, tradizionale gioco capoverdiano fatto di ciotole scavate nel legno. Osservo, taccio, imparo.

Buracona,Ocean,Land,And,Sky Isola di Sal
Buracona. Foto: Shutterstock

Da lì si raggiunge Buracona, un gioiello naturale dove l’acqua ha formato l’Occhio Azzurro: una cavità sottomarina che, il luminata dal sole, si accende di un blu fluorescente. Uno spettacolo nello spettacolo, perché tutt’attorno le rocce vulcaniche, scolpite dal vento e dalle onde, incornicia no un piccolo abisso, creando un contrasto cromatico tra scogli neri, muschio verde, schiuma bianca e acqua azzurra. L’oceano si infila tra le fenditure e forma vasche turchesi: nuotarci è come stare dentro e fuori dall’Atlantico allo stesso tempo.

Ponta Preta, spiaggia isola di Sal
Ponta Preta. Foto: Marta Gatti

Il vento infine mi fa planare verso sud, a Ponta Preta, la spiaggia regno dei surfisti, e mi fa sedere sulla sabbia in contemplazione, abbracciandomi come un maestro che spera d’avermi insegnato a guardare oltre. Pochi passi più in là, Santa Maria mi aspetta. Come se non fossi mai andata via.

Isola di Sal, Capo Verde: alcune info utili

COME ARRIVARE L’isola di Sal è raggiungibile con volo diretto da Bergamo in circa 6 ore (caboverdeairlines.com). Per organizzare il viaggio, puoi affidarti a Caboverdetime, tour operator specializzato sulla destinazione (caboverdetime.it).

DOVE DORMIRE Halos Casa Resort è una struttura accogliente a due passi dalla spiaggia di Santa Maria, con le comodità di un resort e la libertà di un residence. Ha piscina, centro benessere, appartamenti spaziosi, un ristorante interno che propone cucina locale e internazionale e l’ufficio Caboverdetime Incoming & Pleasure, che organizza le escursioni (1090 euro a persona per 7 notti in all inclusive, incluso il volo da Milano Orio al Serio, haloscasaresort.com).

SHOPPING Cerchi un souvenir colorato e autentico? Passa da Djunta Mo Art, un progetto equo e solidale a supporto degli artigiani capoverdiani e a tutela delle tradizioni locali. Si trova a Santa Maria e vende liquori, caffè, orecchini handmade, oggetti in tessuti africani e molti altri bei ricordi (@djuntamoart).

INFO ilhadosalofficial.com